Su alcune sconosciute attestazioni
ottocentesche del termine "bisiàc"
a cura di Ivan Crico e Bruno Scaramuzza (2007)
Finora l'attestazione più antica conosciuta del termine "bisiàc" era quella riportata nel 1866, nell’introduzione al lunario “Il Contadinel”, da Giuseppe Ferdinando Della Torre, illuminato possidente e farmacista di Romans d’Isonzo. Ne dava notizia, in un interessante articolo apparso nel 1993 sulla rivista “Il Territorio”, Piero Dessenibus:
Po si la fè che han fatt ben chei del Teritori a scomenzà a alzà la vos onde par lung e par traviars si slàrgi se no altri l’idee de’irigazion. Us la doi pur, mi par di sintì il signor, us la doi pur! Dopraile mo invece di lassale scori iù infrutuose, e tropis voltis anchie danose a piàrdisi nei abìss del mar!.. Ce’ pretese minchione, che nus la vevi di metti jù propri in bochie, e quand che nus par, senze che si vevi di alzà un braz, nè di movi une giambe! Ma bravs i Bisïàcs! E j’àuguri di cur ogni favor onde une volte si scomènzi a profità des risorsis, che puèdin un mond zovà alla triste condizion des nestris campagnis.
Ora, grazie alle segnalazioni dello studioso Bruno Scaramuzza di Grado, possiamo andare ancora di qualche anno indietro nel tempo. Non si tratta di attestazioni del tutto inedite ma, finora, erano sfuggite all'attenzione dei nostri studiosi forse anche perché inserite in testi non facilmente accessibili o che non sempre parlavano direttamente del nostro territorio. Negli "ATTI DEL CONGRESSO INTERNAZIONALE DI LINGUISTICA E TRADIZIONI POPOLARI, a cura della Societa’ Filologica Friulana, Gorizia-Udine-Tolmezzo 1969, pp. 171-179, nel saggio intitolato il "IL FRIULI GORIZIANO NELLE OPERE DI STEFAN KOCIANClC" il dott. BRANKO MARUSIC ricordò la figura di questo studioso, "professore presso il Seminario Teologico Centrale di Gorizia, noto nel mondo scientifico e tuttora riconosciuto anzitutto come valevole linguista e storico. Le opere di Kociancic sono ritenute molto varie, per quel che riguarda la tematica. Sebbene il più delle sue opere trattino la linguistica o per meglio dire la lessicografia e storia locale, ci sono note opere sue edite ed inedite nel campo della Sacra Scrittura, moralistica, dell'etnologia, biblioteconomia; ricco è il suo contributo come traduttore (traduzione dall'italiano), scrisse poesie in ebraico ed altre lingue. Non dobbiamo dimenticare infine i suoi tentativi pubblicistici nella stampa slovena di allora.
La ricca personalità del Kocianc'ic offre molti spunti a linguisti, storici, teologi, etnologi per studi specifici. A me sia consentito trattare dell'opera del Kociancic, solo quanto riguarda la sua conoscenza del Friuli Goriziano e dei Friulani, di cui parlano alcuni suoi articoli apparsi nella stampa scientifica del tempo, non basati essi però su suoi studi scientifici ma su conoscenze personali del mondo friulano che ebbe modo di conoscere più da vicino dal 1830 in poi".
Nel 1852, nella Rivista Arkiv za povjestnicu jugoslavensku edita dalla Società Druztvo za jugoslavensku povjestnicu i starine di Zagabria, nel capitolo XI di un suo saggio questo studioso parlò della provenienza di nomi di luoghi in Friuli e spiega in breve le origini di una certa lingua « bisiacha » nel territorio da Duino a Gradisca, tra il Carso e l'Isonzo. Spiega che le popolazioni dei territori appartenuti una volta alla Repubblica Veneziana erano nell'anno 1848 seguaci della « cosa italiana » e contrari all'Austria, mentre « tutti altri nostri Friulani » erano fedeli all'impero austriaco.
L'anno seguente, il Kociancic pubblicò pure un lungo articolo « Zgodovinske drobtinice pò Goriskem nabrane v letu 1853» (17) (Briciole storiche raccolte nel Goriziano nel 1853). Il lungo articolo è una vera e propria storia topografica del territorio goriziano enumerando diversi dati storici dei vari luoghi: Aquileia, Grado, Barbana, Gradisca d'Isonzo, Farra, Mossa, Cormons, Lucinico, Pertèole, Fratta, Brazzano, Aiello, Chiopris, Saciletto, Romans d'Isonzo, Villesse, Fiumicello, Ronchi dei Legionari, Monfalcone. Ai dati storici sui menzionati luoghi fa seguito una descrizione più generale del Friuli. Il Kociancic nota che in tutti i luoghi enumerati vivono i Friulani (« laski, vlaski ali furlanski prebivalci ») con eccezione per il territorio tra la spon¬da sinistra dell'Isonzo ed il Carso fino a Gradisca, dove vivono gli Italiani, circa 12.000 anime, che si chiamavano « Bisiacchi ».
Per concludere, riportiamo anche alcune interessanti citazioni contenute in vari testi, scritte dal Prof. Sebastiano Scaramuzza (Grado, 1829-Vicenza, 1913) che fanno riferimento anche alla nostra parlata inserendola tra le parlate storiche di tipo veneto lungo la fascia costiera adriatica.
Ne Le Vicende e le Conclusioni del mio studio giovanile della Parlata Gradese, Udine 1894, scriveva a p. 17: "Nell'autunno della mia quarta ginnasiale (1845 circa) a qual punto mi trovavo io co' miei studi gradensi ?.... Ecco : Io aveva già conosciuto parecchi dialetti Veneti : il dialetto di Pirano, d'Isola d'Istria, di Capo d'Istria, il dialetto del Territorio di Monf'alcone, il dialetto di Venezia, le parlate dei Chioggiotti, dei Caorlotti, dei Buranelli e di altre popolazioni venete". A p. 40.invece, troviamo: "..Isola dei Busiari…..Bisiachi".
Per finire nel testo Italicae res in Austria, Vicenza 1895-1896, a p. 174, scrisse che nel 1865 "era presente lì un eccellente prete bisiaco D.D.B. (Don Domenico Braida di San Canziano) .
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