mercoledì 8 ottobre 2008

Pierluigi Cappello e la nascita de "La Barca di Babele"


Pierluigi Cappello ritratto da Danilo De Marco


Era una sera calda d'estate di qualche anno fa. Avevo attraversato, lungo le strade oggi costeggiate da fabbriche e capannoni - solo a volte intervallate da fienili, case di pietra ocra e legno memori di un’unione, troppo in fretta dimenticata, con lo spirito antico di questa terra - quasi metà del Friuli e adesso mi trovavo a Tricesimo, a pochi chilometri da Udine, con il mio amico poeta Pierluigi Cappello. Il caldo afoso di quei giorni ci spinse subito ad uscire per ritrovarci accerchiati ben presto dall’oscurità dei campi, in una sagra paesana, una delle tante che si tengono da queste parti, dove, tra una birra e la musica sempre troppo forte, ci eravamo messi a discutere di poesia. E, soprattutto, della poesia della regione in cui viviamo. Avevamo notato, da tempo, che i nostri autori erano molto apprezzati nel resto d'Italia (tanto che si parlava e si parla ancora del Friuli Venezia-Giulia come di una terra di poeti) ma, di fatto, sconosciuti o quasi nella terra in cui sono nati. Allora, mi pare, la sensazione più diffusa era che non vi fosse un grande interesse a livello istituzionale a far conoscere la poesia (ma quando c'è stato?) e, quindi, le tante letture che venivano fatte in giro erano, in gran parte, organizzate dagli stessi autori o da disinteressati amanti della poesia. E, spesso, a proprie spese. Letture che si tenevano ai "Colonos" a Villacaccia di Lestizza, al Teatro Miela a Trieste come nella libreria "Equilibri" a Gorizia, a Pordenone come in minuscoli paesini della Bassa, con autori anche importanti, importantissimi a volte, assieme ad altri nuovi, sconosciuti o quasi. Ma non per questo meno degni d'attenzione. Pierluigi l'ho conosciuto in una di queste occasioni e fu, com'è logico che sia, una cosa bella ed inaspettata. C'erano, come ci sono ancora, anche diverse ed interessanti riviste di poesia in cui si facevano conoscere, assieme ad altri già noti italiani e stranieri, i nuovi poeti. Proprio sulle pagine di una di queste riviste, "Corrispondenze", ho avuto la fortuna di presentare credo per prima volta in Friuli - su suggerimento di Gian Mario Villalta - un poeta straordinario, ma allora praticamente sconosciuto, come Mario Benedetti. Ma si trattava pur sempre, a parte rare eccezioni, di un movimento sotterraneo, privo dei finanziamenti, anche notevoli, che venivano erogati in occasione di spettacoli teatrali, concerti, mostre d'arte. La Poesia continuava a rimanere un'arte ammirata ma tenuta, come sempre, in disparte.
Quella sera, parlando di quanto fosse poco conosciuta questa nostra poesia, ci venne allora l'idea di creare una collana capace di far conoscere le tante voci della nostra regione, con poeti che scrivevano in italiano, friulano, bisiàc, triestino accompagnati dalle prefazioni di importanti critici nazionali e dalle immagini di grandi pittori, scultori, illustratori. Nacque così nel 1999, grazie all'appoggio fondamentale del Circolo Culturale di Meduno e di altre associazioni, la "Barca di Babele", una collana di poesia che non esito a definire uno dei più significativi (anche se putroppo non abbastanza conosciuti) contributi alla cultura del Friuli Venezia-Giulia (ma non solo) di questi ultimi decenni. Basta scorrere l'elenco dei libri pubblicati, leggere i nomi degli autori, dei critici, degli artisti per rendersi conto che ci troviamo di fronte a qualcosa di unico.
Per cui, nella nostra regione, si è prodotta in questi anni molta poesia, poesia di qualità, e vi sono state anche numerose occasioni per ascoltarla. Aprendo a Monfalcone la prima edizione della grande rassegna di poesia "Absolute Poetry", l'allora assessore regionale alla Cultura Antonaz, raccontò al pubblico in sala che in Regione arrivano continuamente richieste di fondi per tutto all'infuori della poesia. Può essere vero; ma le ragioni sono forse più complesse di quanto può sembrare in un primo momento. Questa cosa comunque l'aveva, giustamente, turbato; e quindi disse di aver voluto correre ai ripari impegnandosi per far sì che venisse organizzata, alla pari di eventi dedicati ad altre arti, anche una grande rassegna a respiro internazionale dedicata alla poesia. Cosa di cui noi non possiamo essere che felici anche se poi la nostra idea di poesia - ma sono gusti personali - raramente si identifica con ciò che all'interno di questo festival viene presentato. Però, ritornando alla nostra riflessione iniziale, credo che vi sia una risposta un po' più amara, e che non ha la sua ragion d'essere nell'apatia o nell'insensibilità, riguardo al fatto che ormai quasi nessuno chiede più fondi per promuovere la poesia. Per fare un esempio, assieme ad altre persone, nella Chiesa di Santa Maria in Monte a Fogliano abbiamo per diversi anni organizzato una rassegna di poesia, presentando, in più di una trentina di serate, una sessantina di poeti italiani e stranieri, famosi e non, della scena attuale. Anche con l'appoggio dell'Associazione Culturale Bisiaca, forse per la prima volta in regione, abbiamo organizzato incontri in cui, ad esempio, si ritrovavano a leggere assieme i migliori poeti del triveneto e oltre, con autori bisiachi, friulani, veneti, istriani, sloveni. Una cosa oggi un po' più diffusa ma allora, mi si creda, quasi impensabile. Siamo stati inoltre sempre tra i primi in regione, grazie all'amico Michele Obit, a far conoscere i nuovi poeti sloveni riuscendo, dopo molti sforzi e una lunga attesa, a farli pubblicare sulla più importante rivista di poesia italiana, che ha a loro dedicato addirittura tutta la copertina. Abbiamo fatto tradurre testi inediti di autori francesi ed inglesi, fatto suonare assieme ai nostri poeti musicisti come Rava e molti altri. Un lavoro enorme, portato avanti per anni rubando il nostro tempo allo svago e, a volte, anche al nostro lavoro. Le richieste di fondi sono state tante ma i silenzi hanno superato, di gran lunga, le risposte. Per cui, quando non arrivavano i soldi, ci siamo abituati a metterli di tasca nostra. Finchè è stato possibile. Poi, quando non è stato più possibile mantenere il livello (alto) di qualità che ci eravamo prefissi, quando non potevamo più implorare musicisti e poeti di fare a volte centinaia di chilometri quasi gratis, stanchi di vederci arrivare a casa stratosferiche bollette telefoniche, ci siamo dedicati, con un grande peso nel cuore, ad altro. E non siamo assolutamente gli unici che si sono ritrovati in queste condizioni, con l'amarezza di cittadini inascoltati che pensavano, e in parte forse ci sono riusciti, di contribuire all'innalzamento culturale di una regione come la nostra. Per cui, e ne conosco diversi, una buona parte di coloro che si dedicavano a far conoscere la poesia, nel tempo hanno iniziato ad occuparsi di cose affini ma, di certo, più considerate sia dal pubblico che dalle amministrazioni. Anche per questo molte significative esperienze si sono all'improvviso interrotte e tanti, come noi, hanno smesso di fare richieste in Regione. Altri tempi, speriamo definitivamente passati. Allora l'Assessore Antonaz non c'era e, speriamo, che d'ora in poi, anche dopo di lui si faccia qualcosa di concreto per la poesia, per ogni arte in genere, magari imparando a dare maggiore attenzione in futuro a tutti quelli che, anche nei piccoli centri, e non solo nelle grandi città, possono creare importanti eventi culturali. Non si può, soprattutto, continuare a riempire le tasche di soldi a curatori esterni che poi non fanno nulla per valorizzare, nel resto d'Italia e all'estero, i nostri autori. Non faccio esempi, perché gli esempi - un'infinità - sono sotto gli occhi di tutti. Nella nostra regione vi sono studiosi e operatori culturali che hanno una rete di contatti incredibili ma che non sono mai stati valorizzati. Date loro uno stipendio ed un budget pari a quello che aveva a disposizione l'ex curatore delle mostre a Villa Manin e poi vediamo se non si possono fare esposizioni di pari se non superiore livello qualitativo, magari trovando anche lo spazio per far conoscere i nostri talenti facendoli esporre - come significativamente non si è fatto - assieme ai grandi maestri internazionali. Assieme, fianco a fianco, per confrontarsi e conoscersi, non in un'altra ala o relegati entro altri eventi. E, per favore, finiamola di credere a tutti quelli che ci dicono che solo loro hanno i contatti giusti. Villalta, Garlini, la Gasparet - che non abitano a New York mi sembra - portano ogni anno a Pordenone i maggiori scrittori del mondo. Ma vi sono ancora tante altre associazioni, tanti singoli artisti che aspettano di ottenere il riconoscimento che meritano. Per cui spero, speriamo che sia prossimo il varo di altre "Barche di Babele", capaci di traghettare la nostra cultura verso il mare aperto di un maggiore attenzione e consapevolezza.

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