Oggi, in ogni periodo dell'anno, è possibile assistere nella nostra regione a grandi concerti, mostre con i nomi più importanti a livello internazionale, produzioni teatrali d'avanguardia, letture di poeti che provengono da ogni angolo del mondo. Molte di queste iniziative sono il frutto del lavoro silenzioso, spesso poco riconosciuto, di centinaia di persone che con pochissimi mezzi, per decenni, si sono volontariamente impegnate per riscattare la nostra regione da quella terribile, mortale perifericità a cui era stata condannata dopo la fine della seconda Guerra Mondiale. Spesso le istituzioni, negli ultimi vent'anni, non hanno compreso il valore di questo lavoro sotterraneo - che nulla aveva da invidiare a quello di altri operatori culturali sparsi nelle grandi metropoli di tutto il mondo - ed hanno preferito portare avanti, invece, iniziative spesso estemporanee, prive di motivazioni profonde e, per questo, già vecchie prima ancora di vedere la luce. Tutto questo ha fatto sì che la nostra regione ha spesso viaggiato con molti anni di ritardo rispetto ad altre realtà a noi vicine. Del resto, bastava prendere la macchina e fare un salto nella vicina Lubjana per rendersi conto di cosa significa davvero essere collegati con il resto del pianeta, con poeti di vent'anni che venivano mandati negli Stati Uniti in tournée a spese del Ministero della Cultura. O da dove un ministro partiva assieme ad una band hip hop di ragazzini nel più famoso locale di Londra per sostenerla e promuoverla. Cose per noi, ancor oggi, al limite della fantascienza.
Bisogna dare atto però - qualsiasi possa essere il proprio orientamento politico - che negli ultimi anni, anche grazie al grande lavoro di modernizzazione svolto dall'ex Assessore alla Cultura Roberto Antonaz, la nostra regione ha finalmente iniziato ad allinearsi con i grandi centri culturali del resto d'Europa. Comprendo, leggendo alcuni articoli apparsi sui giornali, che vi sia la necessità da parte di alcuni esponenti della nuova giunta di prendere la distanza da certe scelte fatte, comprendo che non si possa sempre condividere la linea adottata da alcuni curatori: molto più difficile sarebbe comprendere, invece, la cancellazione di alcune realtà che hanno attirato l'attenzione della stampa internazionale e, soprattutto, molte persone dal resto d'Italia e dai paesi vicini. Queste iniziative hanno poi il grande merito, mai abbastanza sottolineato, di portare i grandi nomi della cultura internazionale qui a casa nostra, permettendo così, anche a chi non ha per tanti diversi motivi la possibilità di spostarsi, di non sentirsi più ai confini ma al centro, partecipe di ciò che sta accadendo oggi nel mondo.
Una cosa su cui bisognerebbe impegnarsi di più è, invece, un maggior coinvolgimento degli artisti, letterati, musicisti locali all'interno di queste iniziative. Bisogna cioè, tenendo conto delle problematiche della nostra regione, permettere a queste persone di potersi confrontare con i grandi nomi della scena internazionale creando progetti che permettano loro di farsi apprezzare e mettere in mostra. D'altra parte, dal momento che questi eventi sono finanziati anche con le tasse di tutti i cittadini della regione, perché non sfruttarli per farne dei trampolini di lancio per i nostri artisti sulla scena internazionale? Paghiamo e facciamo pubblicità ai grandi nomi ma, al tempo stesso, sfruttiamo questi contatti anche per farli interessare a noi, a farci conoscere a loro volta nei loro paesi. I concorsi di Villa Manin, pur lodevoli, rischiano di non portare a nulla se poi a questi artisti è negato l'accesso alle loro opere quando si svolgono delle grandi esposizioni d'arte contemporanea. Pensiamoci.
Nessun commento:
Posta un commento