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domenica 7 giugno 2009
"In lontananza Gorizia": Kitzmuller, il goriziano e la Bisiacaria
Da Il Piccolo — 07 maggio 2009
pagina 12 sezione: GORIZIA
«Il paesaggio non è solo uno sfondo, una quinta decorativa ma è un testo che parla anche di noi; se vi ci si addentra senza pregiudizi diventa un’avventura, un viaggio di scoperta sul passato e sul nostro presente»: così ieri sera Hans Kitzmueller alla presentazione del suo nuovo libro «E in lontananza Gorizia» (Libreria Editrice Goriziana, Gorizia 2009, pagg. 208, 20 euro). Gremita la saletta della libreria, attenzione religiosa sia per l’autore («Originale e di assoluta levatura» lo definisce Adriano Ossola, l’editore) che per lo sponsor prestigioso, Sergio Tavano, storico dell’arte e della gorizianità. L’apertura è del giornalista Maurizio Bait: «Bisogna pensare a una regione, qualsiasi regione della terra, come a una biblioteca costituita soltanto da scaffali per testi primari». Hans Kitzmueller, germanista, traduttore, editore, come narratore ha sempre pubblicato romanzi di viaggio, quali «Viaggio alle Incoronate», 1999, «Arcipelago del vento», 2003, «Alle isole Marchesi», 2005, ma questo «E in lontananza Gorizia» presenta uno scarto rispetto al passato: non più l’esotismo delle isole oceaniche ma uno sguardo all’uscio di casa, sul modesto orizzonte del Goriziano, o meglio su quel che resta oggi del Goriziano storico, una porzione estremamente ridotta che pur restituisce, nella sua varietà, dal bosco in laguna allo splendore del Collio ed al solenne scorrer dei fiumi un patrimonio di rilievo assai poco valorizzato. Nei dodici capitoli del libro il paesaggio, l’ambiente in cui viviamo, diventa un testo da cui traspare la storia della città. I capitoli del libro scorrono fra passato e presente. Il paesaggio viene descritto così com’è oggi ma ci si prova anche a riflettere su com’era ieri. Ogni tappa viene raffrontata a suggestioni letterarie, di autori lontani e vicini, da von Mailly sino ad arrivare a Ivan Crico ed alle sue poesie in bisiaco ed alle escursioni ciclistiche, epperciò calme, meditate, di Emilio Rigatti. La foto o la pittura possono riprodurre solo dettagli ripresi in un momento determinato. Mentre il paesaggio è in continua trasformazione. «Le foglie crescono», dice Kitzmueller, che con il ricorso alle suggestioni letterarie si impegna a restituire il paesaggio alla sua complessità storica. «Io ne racconto l’attraversamento», dice. Anche superando le metamorfosi subite dal paesaggio, oggi che il mercato invade ogni spazio e che tutto viene utilizzato a fini di consumo: ne sono esempio i campi di Villesse invasi dall’Ikea. E ancora: «Bisogna confrontarsi con la nostra identità, soprattutto con quella perduta». E con la Gorizianità eliminata. Che non è solo quella rimasta al di là dei confini; c’è anche quella, Cervignano, Aquileia, parte del litorale, spartita fra le province vicine in nome dell’eliminazione delle radici austriache e delle potenzialità slovene. «Noi eravamo l’Europa», dice Sergio Tavano citando Stephan Zweig, «e nella Gorizia di un tempo c’era la consapevolezza di comporre un’identità europea». Con il vecchio vizio goriziano, aggiunge il professore, di «guardare alle cose non come sono ma come dovrebbero essere».
Sandro Scandolara
Nella foto Hans Kitzmuller ritratto da DANILO DE MARCO
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