lunedì 2 novembre 2009

Gianni Serena, versione nell'idioma barese-palesino della poesia "Lisonz" di Ivan Crico



ISONZE

Sóp’a ssècche de fiùme chiàre
de nudde m’abbièsceche, vanne addò
u nnudde resplènne, addò u rascìdde
se strusce da sèmbe accecàte
mménz’o ccitte. L’àrie appecciàte
ndelgèssce cu-addòre settìle de le fiùre
giàlle salvàtece; ddà mbònde, strutte
da la lusce, cresctiàne frastìire arrecheièscene
citte citte, sénz’aspettà. Da scherdàmme
u recuèrde abbevèssce che le lambe
ca ngìile – avvesànne u male
tìimbe – s’appìccene sop’a la cime
de l’àrue, mbàcce o u-azzurre stèrse.



Nota: Si tenga presente che nel dialetto barese tutte le vocali “e” non accentate (o toniche) non si pronunziano, soprattutto quelle finali. La vocale “e” si usa nella scrittura, per far “consuonare” appunto la consonante che la precede, altrimenti spesso ci troveremmo di fronte ad un rincorrersi di consonanti.
Palese-Macchie, di cui questa versione testimonia l'originale parlata, si trova ad una decina di chilometri a Nord-Ovest di Bari, sulla costa adriatica. Questa zona possiede un patrimonio storico-culturale, artistico e naturale espressione di un'antica vita - quella rurale - finora non sufficientemente valorizzata. Esso è stato anche oggetto di studio da parte di alcuni ricercatori, come Gianni Serena, risultando alquanto ricco e variegato: testimonianze di insediamenti preistorici (Neolitico, Età del Bronzo, Età del Ferro), edicole confinarie del Cinquecento, chiese rurali e rupestri, un'antica via dell'olio che costeggiava trappeti ipogei, torri secentesche, masserie e palmenti settecenteschi, paliare a forma di trullo; una chiesa del XIX secolo in stile neoclassico (purtroppo abbattuta), ville e palazzi ottocenteschi e novecenteschi. Un patrimonio purtroppo spesso abbandonato al degrado e all'incuria (come le tante masserie), oppure gravemente danneggiato dall'intervento dell'uomo (si pensi alla demolizione di Torre di Brencola, al crollo della chiesa rupestre di S. Angelo di Camerata causato da una vicina cava, agli insediamenti preclassici andati per sempre perduti). L'unica zona ancora conservatasi rimane quella della Lama Balice, recentemente trasformata in Parco regionale. Un territorio in ogni caso splendido, che merita di essere visitato e conosciuto.



LISONZ (di Ivan Crico)

Par giaroni ciari de gnente me 'nvïo,
loghi de disért spiandor, onde che 'l còdul
al se frua saldo 'nzeà de ziti. Al vént
de boi se 'ndulzisse cu'l udor fiéul
dei pirantoni; là in cau, smagnada
del ciaro, zente foresta la polsa
zidìna, senza spetar. Del desmentegarme
al me recordo de nóu al se ànema
cui lusori che in alt - virtindo del burlaz -
i se 'npïa ta le ponte, contra al biau nét.

ISONZO

Lungo greti chiari di niente mi avvio, / luoghi dal deserto splendore, dove il ciottolo / si consuma da sempre / abbagliato di silenzi. L'aria / infuocata si addolcisce con l'odore sottile / dei fiori di topinambùr; là in fondo, erosa / dalla luce, gente sconosciuta riposa / in silenzio, senza aspettare. Dal dimenticarmi / il mio ricordo si rianima con i chiarori / che in alto - preannunciando il temporale - / si accendono sulle cime degli alberi, contro l'azzurro puro.

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