giovedì 30 aprile 2009

"Gomorra? Una visione sua"


Giovedì 30 aprile. Ieri sera, alla show di Piero Chiambretti, spettacolo davvero penoso offerto da due "stelle" del calcio italiano: Quagliarella e Di Natale. Il conduttore ad un certo punto chiede ai due cosa ne pensano del film "Gomorra", tratto dall'omonimo libro di Saviano. Le risposte sono del tipo: "Ma è una visione sua" o banalità come "Napoli è comunque bellissima" (certo che è bella, ma cosa c'entra con la domanda?) seguite da imbarazzanti silenzi, mezzi sorrisi da amichetti delle elementari, sguardi che si rivolgono altrove.
Una scena davvero indecente - pensando all'influenza che esercitano questi nuovi divi su milioni di giovani e non giovani in Italia e all'estero - e che inoltre getta ombre sinistre su un mondo ormai alla totale mercè del dio denaro, come quello del calcio, e sui suoi più che probabili legami con queste organizzazioni criminali. Tutto questo in un paese dove imberbi multimilionari, che a malapena sanno rispondere alle domande più elementari, sono invitati ovunque ad esporre il loro non pensiero mentre chi avrebbe davvero delle cose serie da dire e interessanti da ascoltare - come ha ricordato più volte Rita Levi Montalcini in questi giorni - è costretto a lavorare gratis o quasi in laboratori fatiscenti. Di fronte a tutto questo allora torno a dire: sinceramente sono stanco, molto stanco di veder parte delle mie tasse impiegate non per restaurare castelli, non per finanziare associazioni culturali, non per finanziare ricerche, ma per continuare, ad esempio, a pagare le nostre forze dell'ordine per controllare gli stadi il sabato e la domenica. Se queste società hanno a disposizione milioni di euro per pagare i vari Totti o Cannavaro, mi dico, vuol dire che possono pagarsi anche una propria vigilanza privata. Quei carabinieri e poliziotti vorremmo vederli impiegati per combattere questa cancrena che sta divorando il nostro paese (e non solo) e di cui questi incoscienti negano, in modo del tutto ingiustificabile, l'esistenza.
Abbiamo penato due anni per raggiungere un obiettivo che sembrava quasi impossibile: offrire, attraverso la legge Bacchelli, un vitalizio al nostro amico poeta friulano Federico Tavan. Ecco, io vorrei vivere in un posto dove sia possibile ascoltare le voci di coloro che come questo poeta, con animo puro, sempre in modo disinteressato, hanno contribuito a migliorare il livello culturale e spirituale del paese. Non quelle di chi giustifica, per ignoranza (comunque intollerabile) o altro, chi lo sta distruggendo, chi lo fa precipitare in un baratro tenebroso d'inciviltà e barbara violenza.

Ivan Crico

1 commento:

natàliacastaldi ha detto...
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