
(A coloro che non ci sono più
e a Simone, ritornato da Monfalcone
nella terra dei suoi avi
e miracolosamente sopravvissuto
al crollo della sua casa)
25 aprile. Sabato. Piove
da ottanta ore sulle tendopoli
degli sfollati. La terra come una lastra
di ghiaccio ora dove il piede
scivola e non ci sono appigli per le mani
più, per la vita a cui aggrapparsi
Ma forse sono già sogno le scale
che crollano dietro di te, i muri fragili
castelli di carta che un soffio
basta per far cadere - casa
che si fa trappola di polvere e macerie
di giorni futuri - mentre corri incontro
alla notte, a quel buio
infinito di notti
rimaste chiuse a chiavi, fuori
verso dove non hai niente
ormai non sei niente
di ciò che eri e solo una cosa cerchi
liberazione
liberazione.
IVAN CRICO
1 commento:
Bei versi che racchiudono in sé due dolori e l'unica grande speranza per l'uomo.
sono qui per lasciarti direttamente la mia mail
castaldi@babelfault.com
a presto, natàlia
Posta un commento