domenica 8 febbraio 2009

FRANCO PIAVOLI, un grande regista da conoscere


Un profilo a cura di Enrico Danesi


Franco Piavoli è un bresciano di Pozzolengo. In questo splendido villaggio dell’entroterra gardesano, in un’antica casa situata nel centro del paese, Piavoli è nato nei primi anni Trenta e tuttora risiede con la moglie Neria e il figlio Mario.
Dopo una svogliata laurea in Legge, un altrettanto faticoso praticantato, si ferma prima dell’accesso alla professione forense e si dedica all’insegnamento del Diritto nelle scuole superiori. Sono gli anni Sessanta, e in Franco, che da sempre coltiva una passione per la poesia, la pittura, la musica (specie le composizioni polifoniche dei grandi maestri francesi) e per la fotografia, comincia a emergere la voglia di fare cinema.
Amore per il cinema che non tarda a fornire risultati di prestigio: Le stagioni (1961), Domenica sera (1962), Emigranti (1963), Evasi (1964), cortometraggi premiati in vari festival nazionali ed esteri, danno la misura di un approccio alla materia che offre qualità, spessore poetico e originalità stilistica.
Sono i sognatori che salveranno il cinema: e infatti Piavoli guarda le cose di ogni giorno rendendole nuove; microcosmi nascosti allo sguardo disattento dell’uomo sono recuperati da quello meticoloso di un sognatore che sa scovare il bello e l’emozione nel quotidiano. Piavoli, è ormai chiaro, ha qualcosa da dire e sa come dirla. Eppure per vent’anni non gira più nulla: forse per non ancorarsi a un modo consolidato di fare cinema, forse per attendere i tempi e l’occasione giusta o forse, più realisticamente, per documentarsi e predisporre un ritorno a più alti livelli.
Giungono infine gli anni Ottanta, una decade per tanti versi non esaltante. Anche il cinema sembra assopito in un torpore che sa di stanchezza, reiterazione di vecchi canoni espressivi, assenza di novità. In questo clima di stagnazione il primo lungometraggio di Piavoli, Il pianeta azzurro (1982), si impone come un raggio di sole, un gioiello in grado di riscattare la languente scuola registica italiana, indicando nuove strade e un modo diverso di fare cinema.
Chi, come Piavoli, sa rapportarsi alla vita ogni volta con immutato stupore non soffre di crisi di ispirazione, ma ha bisogno di tempi lunghi per dare forma alle idee, alle emozioni, alle suggestioni. Bisogna così attendere il 1989 per il secondo lungometraggio di questo regista-artigiano (e la definizione vuole esaltarne la personale disposizione a fare direttamente - con il solo prezioso aiuto della moglie Neria e ora anche del figlio Mario - tutto ciò che attiene al film), Nostos. Il ritorno, e poi, dopo altri sette anni di gestazione e lavoro sul campo, Voci nel tempo (1996).In questi anni Piavoli, che inizierà nella prossima estate le riprese di un nuovo film, per ora alquanto misterioso nel soggetto, non si è limitato al cinema: nel suo curriculum figurano regie teatrali (Suor Angelica di Puccini, La forza del destino di Verdi, Norma di Bellini) e il ritorno all’insegnamento, stavolta a livello accademico, con il corso di Istituzioni di Regia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia.
FILMOGRAFIA

1953 Uccellanda, cm in b/n
1954 Ambulatorio, cm in b/n
1955 Incidente, cm in b/n
1961 Le stagioni, cm a colori
1962 Domenica sera, cm a colori
1963 Emigranti, cm in b/n
1964 Evasi, cm in b/n
1982 Il pianeta azzurro, lungometraggio a colori
1986 Lucidi inganni, cm a colori
1986 Il parco del Mincio, cm a colori
1989 Nostos. Il ritorno, lungometraggio a colri
1996 Voci nel tempo, lungometraggio a colori

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