martedì 23 novembre 2010

"De arzènt zù" di Ivan Crico si aggiudica il Premio Percoto



Dopo aver vinto lo scorso anno il "Premio Nazionale di Poesia Biagio Marin" (considerato il più importante premio dedicato alla poesia nei vari idiomi locali italiani), il libro di Ivan Crico "De arzènt zù" ottiene un altro prestigioso riconoscimento.
Assieme all'opera "Samartin" del poeta Giacomo Vit, quest'opera così particolare - recensita di recente anche da Franco Loi sulle pagine de "Il Sole 24 Ore - si è aggiudicata il primo premio ex aequo in questo concorso che, nel corso degli anni, è diventato il maggior premio dedicato ad opere scritte in lingua friulana, anche grazie ad una giuria composta da autorevoli nomi della letteratura e della critica, da Paolo Maurensig a Mario Turello. "De arzènt zù" parte dagli studi di Crico, cultore dell'idioma bisiaco, sull'antica parlata tergestina, oggi estinta, e di cui nella parlata bisiaca sopravvivono alcune preziose reliquie.
Saranno consegnati dunque l’11 dicembre, alle 17.30, all’Antico Foledor Boschetti della Torre di Manzano, i premi ai vincitori della 5° edizione del Premio letterario biennale “Caterina Percoto” dedicata alla poesia. Il concorso è organizzato e promosso dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Manzano in onore della celebre scrittrice manzanese Caterina Percoto - alla quale è stata intitolata la Biblioteca Comunale di Manzano - e per valorizzare la produzione letteraria del Friuli storico. Un evento che si conferma di rilievo per la produzione letteraria contemporanea: ogni edizione, infatti, raccoglie sempre numerosi iscritti, tra cui anche scrittori e poeti noti a livello nazionale. Alla cerimonia interverranno la presidente del Club Unesco di Udine, Renata Capria D'Aronco, che tratterà del tema della poesia femminile contemporanea e gli attori dell'Accademia teatrale Nico Pepe di Udine, i quali interpreteranno la poesia in una “mise en espace”, accompagnandola con “suggestioni” visive ed uditive. Infine, alla presenza delle autorità e dei componenti della giuria, presieduta dal prof. Mario Turello, verranno consegnati i premi ai vincitori nelle rispettive categorie, che sono per la sezione poesia in lingua italiana Franco Romano Falzari, 1° premio con “Battaglie”, il 2° classificato è Francesco Tomada con “A ogni cosa il suo nome”. Per la sezione poesia in lingua friulana hanno vinto ex aequo a Ivan Crico con “De Arzènt zù" e a Giacomo Vit con “Sanmartin”; il 2° premio se lo è aggiudicato Lucina Dorigo con “In Venas di ingjustri” mentre è stato segnalato Enzo Driussi con l’opera “Peraulis tasudis”. Infine la segnalazione per il premio speciale, che è andato a Marco Floreani per il suo “In ponte di pîts”. Per informazioni: Biblioteca Comunale “Caterina Percoto”, Piazza della Repubblica 25, Manzano. Tel. 0432 -754617, biblioteca@comune.manzano.ud.it Rosalba Tello.

martedì 9 novembre 2010

Ivan Crico Official Website


Segnalo qui il mio nuovo sito. Basta cliccare sul titolo. Opere, notizie sul mio lavoro (ancora in allestimento ma già consultabile).

martedì 26 ottobre 2010

Franco Loi sull'ultimo libro di Ivan Crico



Senti come suona bene il bisiac

di Franco Loi


"La lingua che i poeti si fingono e modellano è sempre inaudita e come tale stupisce, sollecitando emozioni nuove, e dissolve confini, aprendo orizzonti impensati a ogni intelligenza sensibile all'avventuroso mistero del vivere" scrive Gianfranco Scialino nella prefazione al nuovo libro di Ivan Crico, De arzent zù (D'argento scomparso), raccolta di poesie in tergestino, lingua ormai scomparsa che attraverso Trieste legava il Friuli a parte dell'Istria e di cui oggi ancora rimangono alcune "tracce preziose, miracolosamente sopravissute", nel bisiac del Goriziano, e il critico fa bene a precisare: " Una arcaicità non sterilmente filologica e lessicografica, ma coincidente quasi con una appropriazione dell'essenza delle cose".
Tanto più che il bisiac è la lingua naturale di questo poeta che nel 1997 ha pubblicato Piture a cura di Giovanni Tesio, nel 2003 Maitàni con prefazione di Antonella Anedda e nel 2006 Ostane a cura di Mariuccia Coretti. Ivan Crico, che è anche pittore e disegnatore di valore, ha una straordinaria capacità di captare, attraverso i suoni, la bellezza di un paesaggio, fin quasi a sfiorare odori e colori della stagione e persino il fremere di alberi e petali di fiori: " Uàrla inlò in tiàra, dauànt l'ultima / ciàsa de chelis dola che una uolta / in tol uod l'umièr col sòuo pùngol / al butèua drènto òu de fred, la fuèja / muarta, la scuàrza che aimò la se fau / plùi scura, e fora de chei tai el uem / un sug fis de dì che no se ued. (Vedi là in terra, davanti all'ultima / casa di quelle dove un tempo / nel vuoto l'inverno col suo aculeo / deponeva uova di gelo, le foglie / morte, la scorza che ora / si scurisce, e fuori da quei tagli fuoriuscire / un umore denso di giorni che si tenevano nascosti) ".
Una vocalità che dà a questa descrizione un andamento arioso, quasi uno sfarsi della natura nel movimento misterioso dell'autunno che trascorre.
Ma non solo di questo si parla nei versi del pittore-poeta. Lo sparire di un mondo è anche segno e presagio del morire dell'uomo: " Ma inlò no xe nissùm mont, arbòi / dolache per l’òglo ciatà repòs. Sempre / auk che mància, imfrà el rìde zouèna / po, debòt, la fàza de cùi ch’el n’au / lassàdi. Com prèst desmientegà. Fora / de dut ciatarse senza nissùm. Uèner / un pumt de clar inciantà in tòl negro /fred, negra aria de noiàltri im flor. (Ma là non c’è nessun monte, alberi / dove per l’occhio trovare riposo. Sempre / qualcosa che manca, tra il riso giovane / poi, all’improvviso, il volto di chi ci ha / lasciati. Quanto presto dimenticato. Fuori / da tutto ritrovarsi senza nessuno. Venere / un punto di luce ferma nel nero / freddo, nera aria di noi fiorita)". Ma nel paesaggio delle morenti vegetazioni all'uomo ecco che un fiato di speranza, "una luce ferma nel nero", viene improvvisa a mutare il lutto di quel "riso giovane" finito nel "volto di chi ci ha lasciati" in un risplendere di Venere, quasi un grido di rinascita.
E tuttavia, come sempre, mi spiace non far sentire al lettore la sciolta maestria con cui queste cose sono dette, quel suo vocalico trasalire nella descrizione delle cose e dei sentimenti e dei pensieri che sempre si muovono nel dire di Crico quasi da far da contraltare al silenzio della natura. Ma spero di aver incuriosito chi sa ascoltare.

da "Il Sole 24 Ore", domenica 24 ottobre 2010, p. 30, n.292

giovedì 15 luglio 2010

La cantante Elisa: "La passione per la poesia di Ivan Crico"


Elisa davanti ad un dipinto di Ivan Crico nello studio nel Castello De Bona Urbanis



L'INTERVISTA, da "Il Messaggero Veneto, 14 luglio 2010"

Elisa: "Aiuterò i nostri talenti a sbocciare"

La cantante monfalconese ci racconta il suo ritorno in Friuli Venezia Giulia, sabato in piazza Unità a Trieste, e sogna una 'palestra' di musica per i giovani. L’attenzione per le band emergenti Breakfast e Jade e la passione per la poesia di Ivan Crico. Il tour: "Amo le piazze, stare fra la gente. Mia figlia è sempre con me, sono felice"
di Nicola Cossar

Elisa «La mia terra è speciale. Qui ci sono tanti artisti, giovani e bravi, che si propongono con spontaneità e con idee buone; sono poco omologati e poco conformisti, hanno un’identità forte. Ti dirò che nutro da tempo un sogno: aprire un locale in Friuli per offrire ad almeno una parte di loro la possibilità di esprimersi dal vivo in un contesto giusto e importante. Se non è un locale, può essere un festival. Adesso non ho molto tempo, ma appena possibile ci penserò concretamente: voglio aiutare i giovani talenti della nostra regione a sbocciare». Parola di Elisa.

Elisa ieri era in pullman verso Milano, per aprire la parte estiva del suo Heart Tour che sabato la riporterà a casa: si esibirà nella stupenda piazza Unità d’Italia a Trieste. Nonostante i preparativi, la grande artista monfalconese trova, tra una galleria e l’altra, il tempo per un’amabile conversazione, rigorosamente e simpaticamente in bisiaco: «Sono in pullman – attacca –, ma è un pullman tutto per me e con tutto quello che serve per stare bene anche con questo caldo. Sto andando all’Arena per il primo concerto».

«La picia la xe con ti?», domandiamo in madrelingua. Elisa risponde sorridendo: «Sì, Emma è con me, buona e tranquilla. C’è anche la mia mamma, siamo felici e rilassati, pronti ad una nuova importante prova per me».

– Questa parte del tour è molto diversa da quella nei palazzetti partita da Conegliano, vero?
«Sì, quella aveva tante cose extra-musicali, come i ballerini e molte immagini, una scelta di spettacolo complicata, legata un po’ all’acustica non felice dei palasport: uno show diverso per compensare in qualche modo quelle carenze. Tuttavia, è stata una bella esperienza, anche se ho un rammarico: mi dispiace che i biglietti siano costati troppo; sai che non ho mai voluto che costasse tanto venire ai miei concerti. Comunque, ora si cambia registro, si va nelle piazze e nelle arene, si torna alla dimensione che più ci appartiene: io, il mio gruppo e la musica su un palco più piccolo ma più adatto al concerto. Ci sarà qualche ripresa video perché tutti possano vedere bene, ma la musica, e solo la musica, sarà al centro dello spettacolo».

– Finalmente torni a casa?
«Hai ragione, sono stata poco a casa negli ultimi anni. Ma i posti in Friuli in cui ho cantato sono stati sempre magnifici: per esempio, la splendida villa Manin. E sabato sarò in piazza Unità a Trieste, una delle più belle d’Europa. Sì, sarà un’altra serata speciale ed emozionante!».

– Elisa, tu sei sempre stata attenta a quanto accade nella tua terra, soprattutto in campo musicale. Come vedi la situazione oggi?
«È una scena che si muove molto, diversa, originale, poco omologata. Mi è sempre piaciuta. Se vuoi dei nomi, ti faccio quello di Giorgio Pacorig, già mio tastierista e oggi lanciatissimo nel free jazz. E poi i Breakfast, i Jade e un gruppo di ragazzi triestini di cui non ricordo il nome e che ho visto su Mtv. Ma non solo musica: io amo molto la poesia e uno dei miei migliori amici è Ivan Crico, che ha appena vinto un premio importante, il Malattia della Vallata».

– Da qui l’idea di aiutare questa scena?
«È un mio sogno. Ora ho altre cose e poco tempo, ma sto pensando di aprire un locale in Friuli o magari di organizzare un festival. Non sarà subito, però cercherà di aiutare i nostri giovani».

– Nel tuo futuro, a ottobre, c’è l’America....
«È una cosa piccola. Terremo due concerti a un festival italiano. Ovviamente ci andiamo volentierissimo».

– Modugno, la Pfm. Altri non hanno sfondato in America. Tu ci pensi?
«A quelli che hanno sfondato, fatte le debite proporzioni, ci aggiungerei il metal dei Lacuna Coil, anche per restare in tempi più vicini a noi. Da parte mia, un po’ di successo l’ho avuto con Dancing. E poi Eros e la Pausini vanno alla grande in Sudamerica. Non nego che sarebbe bello sfondare negli States, ma per riuscirci devi avere una grande squadra, affiatata e tutta composta da numeri 1, sul piano artistico e su quello tecnico e organizzativo: una squadra che sappia lottare. E non basta, perché ci vuole sempre anche un po’ di fortuna. Però ti dirò che in America hanno un’idea molto diversa dalla mia sulla musica italiana».

– Dici che hanno idee sorpassate?
«Non dico sorpassate, ma poco aggiornate sì. Pensano alla musica italiana come espressione folcloristica, non moderna. La Pfm resta una bellissima eccezione. È un mondo ancora troppo lontano e allora vedi che per me l’America non è un problema o un obiettivo immediato. Vado per la mia strada». Con successo, come ha confermato il concerto di eri sera a Milano. L’ennesimo trionfo per Elisa, il nostro orgoglio.

(Alcuni commenti:

"Penso che se arrivi al punto di essere sincero, se arrivi a raggiungere un equilibrio di sincerità, umiltà e coscienza, necessariamente crei qualcosa che ti appartiene. Che appartiene più a te che al mondo. È lì che vorrei arrivare." QUESTA è già musica!!!!!!!!
di Sciretti Alberto su Intervista alla cantante Elisa di Ivan Crico il 16/09/10

peccato aver letto quest'intervista solo ora...ero sicura che Elisa s'interessasse anche di arte. Le sue parole, la sua voce spesso assomigliano a colori e immagini distinte. Grazie per averla postata!
di gio su Intervista alla cantante Elisa di Ivan Crico il 31/08/10

è solo e semplicemnte GRANDIOSA ! Blumy
di Blumy su Oh flama, oh scûr: la poesia di Ida Vallerugo il 27/08/10).

lunedì 12 luglio 2010

Primo premio a Ivan Crico al "Premio Giuseppe Malattia della Vallata"



Consegna del primo premio per la poesia delle minoranze linguistiche e le parlate locali. Barcis, 12 luglio 2010. Nella foto da sinistra il presidente della Giuria Maurizio Salvador, il poeta veneto Fabio Franzin, la vincitrice della sezione in lingua italiaana Anna Elisa De Gregorio, Ivan Crico e in basso Pierluigi Cappello.


I linïamenti de la levada


De 'na luʃe pìzula ta'l cór
de la note te scrivo. Te scrivo a ti
forest como mi, ta sta tera de fógo
deʃmentegà e de stéle che le 'nvultìza
la to sono de àle vèrte ta'l scur, caʃéi
altóni par quei che i riva de mar

luntani. Stii ʃnegradi i verbi
ta'l albìz del sfoi i sfriʃa le óʃe
sfogonande dei ànƺui, la vègia
che la tende 'l to viaƺo lóngo

'ncòntraghe de nantri - formént
de cunfìn che ta la màʃena del tenp
'l se muda in farina e pan cunpèna
fést - de ziel sugo ta'l fundi del mumént
che ta l'unbrìa la va in zerca del troƺo

par tornar fóia ta'l vént de avrìl. Scolto
'l diman ta le batude doventar sangue
e man par catar ta'l zito la vena de óro
dei insonii mai pirdudi, óro de ardor

de àqua ta'l colfo vèrt dei oci tovi.
Xe drìo sonar; boti lónghi e remandi
de drento 'ntant che zerco de maƺinàr
comòdo saràsto, 'ntant che ƺà in ti
lumo, neve sacreta de unidùn che 'l va
che 'l ven, i linïamenti de la levada.


I LINEAMENTI DELL'ALBA

Da una luce piccola nel cuore / della notte ti scrivo, scrivo / a te straniero come me su questa terra di fuoco / dimenticato e stelle che incoronano / ora il tuo sonno di ali aperte sul buio, alti roghi / per chi giunge da mari lontani. Lame oscure le parole // incidono sul bianco della pagina le voci / incendiate degli angeli, la veglia / che accompagna il tuo lungo viaggio / verso di noi - grano / d'esodo che nella macina dei tempi / si fa farina e caldo pane - / linfa del cielo tra le fibre degli attimi / che nel buio ricerca la via // per tornare foglia nel vento d'aprile. Ascolto / nei tuoi battiti il futuro farsi sangue / e mani per trovare nel silenzio la vena d'oro / dei sogni mai perduti, oro di notturne / fosforescenze sul golfo aperto dei tuoi occhi. / Suonano le campane; rintocchi lunghi ed echi / dentro, mentre cerco d'immaginare / come sei, mentre già in te / vedo, neve segreta di ogni uomo che va / o che arriva, i lineamenti dell'alba.

martedì 25 maggio 2010

Da un commento sulla poesia

Niente sarebbe più lontano
dalla realtà, si dice, di queste cacce
di segni invisibili, come rabdomanti
che sentono scorrere sorgenti
limpide dove

tutti non scorgono altro che pietra
scura e fango. Ma la poesia, i suoi volti
di ocre trafitte da infinite frecce
e cieli riflessi nei resti di trasparenti
battaglie, rimane l'ultimo
luogo rimasto dove
dirsi -comunque - dire

la propria verità, piccola o grande
che sia, non importa. Non possiamo
essere tutto eppure, vedi, il mondo
non potrebbe essere ciò che è senza
di noi, senza questo bianco

di ciliegi che si inabissano nella notte, il vento
che parla attraverso questi rami
neri sul blu profondo.


25.05.2010

mercoledì 14 aprile 2010