sabato 14 marzo 2009

Ho visto anche degli zingari felici: omaggio a Claudio Lolli


Ho visto anche
degli zingari felici

E' vero che dalle finestre
non riusciamo a vedere la luce
perché la notte vince sempre sul giorno
e la notte sangue non ne produce,
è vero che la nostra aria
diventa sempre più ragazzina
e si fa correre dietro
lungo le strade senza uscita,
è vero che non riusciamo a parlare
e che parliamo sempre troppo.

E' vero che sputiamo per terra
quando vediamo passare un gobbo,
un tredici o un ubriaco
o quando non vogliamo incrinare
il meraviglioso equilibrio
di un'obesità senza fine,
di una felicità senza peso.

E' vero che non vogliamo pagare
la colpa di non avere colpe
e che preferiamo morire
piuttosto che abbassare la faccia, è vero
cerchiamo l'amore sempre
nelle braccia sbagliate.

E' vero che non vogliamo cambiare
il nostro inverno in estate,
è vero che i poeti ci fanno paura
perché i poeti accarezzano troppo le gobbe,
amano l'odore delle armi
e odiano la fine della giornata.
Perché i poeti aprono sempre la loro finestra
anche se noi diciamo che è
una finestra sbagliata.

E' vero che non ci capiamo,
che non parliamo mai
in due la stessa lingua,
e abbiamo paura del buio e anche della luce, è vero
che abbiamo tanto da fare
e non facciamo mai niente.

E' vero che spesso la strada ci sembra un inferno
e una voce in cui non riusciamo a stare insieme,
dove non riconosciamo mai i nostri fratelli,
è vero che beviamo il sangue dei nostri padri,
che odiamo tutte le nostre donne
e tutti i nostri amici. Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra,
ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.

Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra,
ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.

domenica 8 marzo 2009

INTERVISTA A IVAN CRICO A CURA DI SIMONE SOLDERA


POESIA: IVAN CRICO


1) QUALCHE ANEDDOTO SULLA SUA VITA? ESISTE UN INIZIO DELLA SUA CARRIERA NEL CAMPO CULTURALE?

Disegno da sempre ed ho un aneddoto, credo, abbastanza divertente a questo proposito. All'età di otto anni, quando mi chiesero cosa volevo fare da grande, risposi: o il becchino o il pittore. Ma, confesso, tra le due professioni comunque la pittura, già allora, mi intrigava molto di più. Così chiesi in regalo un cavalletto e dei colori. E non smisi più di dipingere.

2) COME RIESCE A CONIUGARE LA PASSIONE PER L'ARTE, PER LA SCRITTURA CON IL RESTAURO?

In realtà non posso definirmi un restauratore quanto, piuttosto, un'artista che ha avuto la possibilità fin da piccolo, grazie a bravi insegnanti e alla frequentazione di antiche botteghe artigiane, di conoscere le tecniche degli antichi maestri. Quindi, oltre ad ideare decorazioni ex novo, anche astratte, a volte mi capita di collaborare con valenti restauratori ricostruendo fedelmente pezzi - a volte anche di enormi dimensioni - di perdute decorazioni ed affreschi.
Non credo e non ho mai creduto ad assurde classificazioni come quelle che vorrebbero distinguere le arti tra "maggiori" e "minori": ci può essere più poesia nella laccatura prodigiosa di un violino che in un romanzo storico di mille pagine. Il segno, la parola, il suono, sono solo modi diversi per dar forma a ciò che sentiamo nel profondo.
L'arte non ha confini e, se vogliamo viverla pienamente, anche noi non dobbiamo averne.

3) QUALI LAVORI L'HANNO IMPEGNATA MAGGIORMENTE NEGLI ULTIMI ANNI?

Assieme a Giovanna Nevyel e Claudia Ragazzoni abbiamo ricostruito, dopo il crollo di metà del soffitto, la parte mancante di un grande e ricco affresco barocco a Villa Brigido, alla periferia di Trieste. Un lavoro difficilissimo anche perché il confronto con l'originale non lasciava margini d'errore.
Attualmente sto decorando, su mio disegno, i due grandi saloni di una villa seicentesca veneta che si trova ad Aiello del Friuli che erano stati completamente devastati e intonacati dopo la seconda guerra mondiale. Sono quasi 500 metri quadri di decorazioni. Solo facendo lavori di questo tipo riesci però a renderti conto, veramente, del talento sconfinato di maestri come il Tiepolo e, insieme, della cecità dei nostri amministratori che nulla hanno fatto per mantenere viva questa grande tradizione decorativa che, come sa, per tanti secoli è stata motivo di vanto per tutto il nostro paese.

4) QUALI SONO GLI AUTORI CHE PREFERISCE? CI SONO PERSONAGGI CHE LA AFFASCINANO IN PARTICOLAR MODO?

L'elenco sarebbe troppo vasto, anche qui mi interessano autori di ogni epoca e luogo, da Eraclito ai monaci zen, da John Donne a Paul Celan. Amo quegli autori che si interrogano senza tregua sul senso dell'esistere e non cedono alla tentazione di abbandonare le proprie speranze per accontentarsi - come tanti, troppi fanno - del mondo nei suoi aspetti più immanenti. Bisogna, come diceva Holderlin, non dimenticarsi di ciò che abbiamo lodato da bambini, non scordarci mai da quali sogni siamo partiti.

5) DOVE TROVA IL TEMPO PER DEDICARSI ANCHE ALL'ORGANIZZAZIONE DI EVENTI CULTURALI? LA AFFRONTA DA SOLO QUESTA AVVENTURA OPPURE PUÒ CONTARE SULL'AIUTO DI QUALCUNO?

Tutti dicono, guardi, che oggi c'è poco tempo. Ma non si interrogano sul come lo impiegano, il loro tempo. Serate passate ad inebetirsi davanti allo schermo, vacanze trascorse in demenziali villaggi turistici, a rincorrere la fortuna grattando biglietti pieni di inchiostri tossici. Ed il tempo per crescere interiormente? Non c'è più. Sparito. Io invece ho ancora bene in mente i miei nonni e vecchi zii, con la prima elementare, operai dei cantieri navali, che alla sera rimanevano a leggere fino a tardi i grandi classici perché, mi dicevano, solo così possiamo migliorare, guardare con altri occhi il mondo. Mi sono abituato a trovare del tempo per me anche se ho lavorato dalle sei di mattina fino a sera. Seguo il loro meraviglioso, commovente esempio. Così, se credo in qualcosa, la porto avanti sempre e comunque, indipendentemente se sono solo od ho cento persone che mi sostengono.


6) COME STA VIVENDO, SECONDO LEI, LA CULTURA IN QUESTI TEMPI DIFFICILI? RIUSCIRÀ A "SOPRAVVIVERE"?

Io ho molta fiducia nei giovani. Liberi dalle ideologie, dall'obbligo di stare da una parte o dall'altra, come se il mondo fosse fatto solo di nero o bianco e non da infiniti colori con infinite sfumature, potranno indicarci, lo spero, nuove direzioni. Purtroppo il potere, qui da noi ma non solo, è ancora tenuto ben stretto nelle mani di chi giovane non è e, forse, non lo è mai stato.

7) QUALI SONO I LUOGHI IN CUI SI RECA PIÙ VOLENTIERI?

Quelli in cui sopravvivono ancora i segni di persone che facevano con amore e rispetto le cose, come certi borghi rurali del Friuli o dell'Istria scampati miracolosamente alle devastazioni del cosiddetto "progresso", e poi, sempre, i luoghi della mia infanzia, i grandi abbacinati greti dell'Isonzo ed il Carso, in autunno, quando le foglie dei sommacchi infiammano i grigi delle pietraie corrose dall'acqua e dal vento.

8) HA SOGNI NEL CASSETTO?

Vorrei vedere le persone guardare gli altri non come nemici da combattere ma come fratelli con cui ridere insieme quando fiorisce il tempo della gioia e piangere, sempre insieme, quando arriva il tempo del pianto.

9) CHE LIBRI VALE LA PENA DI ACQUISTARE E DI LEGGERE?

Un autore che pochi conoscono, ed è un vero peccato, è un grande poeta mistico persiano, il sufi Rumi. Nei suoi versi c'è davvero tutto.

10) COME VEDE IL FRIULI VENEZIA GIULIA? COME, SECONDO LEI, È CAMBIATA LA REGIONE NEGLI ULTIMI ANNI?

Potevo andarmene a vivere all'estero ma ho deciso di costruire qui la mia casa. Mi sembra un più che sufficiente segno di fiducia.
Si tratta, per me, di una regione di una bellezza unica, piena di persone di grande talento - basti pensare a Rubbia, ad Elisa, Cappello - ma anche di una regione ancora incapace di prendere il volo. Con Trieste immobilizzata in una sorta di eterno presente in cui diventa quasi impossibile immaginare per se stessi un domani, con un Friuli che di fronte ad ogni novità continua a rifugiarsi nelle nebbie della nostalgia e di stereotipi che non lo rappresentano più. Non è incredibile, difatti, che figli e nipoti di contadini oggi non si facciano alcuno scrupolo nel devastare con infrastrutture e centri commerciali i paesaggi cantati dalla Percoto e Pasolini? O che discendenti di generazioni di emigranti siano i primi a non riconoscere più il dolore, il tragico senso di sradicamento nell'anima dei nuovi immigrati?
Vi sono però anche molti segnali positivi. Ma è un po' presto per capire se avranno la costanza, la forza necessaria per scardinare le troppe porte ancora tenute ben chiuse da chi non sopporta venti nuovi.

11) COSA PENSA DELLA NATURA?

Che ha, se la vogliamo ascoltare, ancora tante cose da insegnarci.

(DUEMILA, MENSILE DI INFORMAZIONE CULTURALE
DEL NORDEST EDITO DA MATTEO EDITORE, N. 3 MARZO 2009, P. 58)